sabato 19 dicembre 2009

Si chiudono a volte i cerchi. Si uniscono i puntini, come nel vecchio gioco della settimana enigmistica. Mio nonno me lo faceva fare sempre quel gioco. Ero piccolissima. E mi divertivo a dare un senso a punti sparsi su un foglio tracciando una linea che definiva una figura. Difficile unire i puntini che tracciamo in modo apparentemente casuale lungo il corso della vita. Ma a in questa musica per me si uniscono due grandi punti fermi: il Jazz e il Tango. Dà una certa soddisfazione.



 




giovedì 17 dicembre 2009

Le musiche di Hugo Dìaz mi sembrano infinite. In due minuti e mezzo accade di tutto. Mi sbalestra, mi confonde, mi sorprende e scioglie tutto, facendo lievitare una fragranza di pane caldo e croccante da mordere.  



 




mercoledì 16 dicembre 2009

Per pochi. I pochi che amano la poesia. Non quella a buon mercato o quella fasulla o quella narcisa, non quella che si comprende subito, non quella che è risata, non quella delle rime baciate, nemmeno quella che tira pugni, non quella che è dolciastra, nemmeno la amarognola. Non quella dei folli che si credono poeti, nemmeno dei troppo cerebrali, non quella che viene fuori per vanto, non quella che luccica. Nè pianto a dirotto e nè distacco. Quella che apre uno spazio. E che permette di riempirlo.





 









 



 



sabato 12 dicembre 2009

Cos'è la nostalgia del futuro? Forse è dentro quelle musiche che ricordano eventi non ancora avvenuti e che già si cercano in un'attesa densa.



 



 




giovedì 10 dicembre 2009

Non è meravigliosa la tenerezza?



Io sono un po' stufa di dichiarazioni spavalde di forza, di presunte energie, di volti dai lineamenti aspri, di magrezze di spirito, di concrete arroganze.



Riconoscere ed esprimere la tenerezza mi interessa di più.



 




sabato 5 dicembre 2009

Pensaci bene,

Prima di fare quel passo,

Perché forse domani

Non puoi cambiarlo.

 

Pensaci bene,

Tanto ti ho amato

E tu mi hai mandato nel passato

Forse per amare qualcun altro.


Traduzione di Pensalo Bien, musica di Juan José Visciglio, testo di Luis Alberto López


venerdì 4 dicembre 2009

Tre linee, tre movimenti.


Sentirli insieme mentre si fa un passo. In basso, con i piedi ben piantati a terra, stabili e sicuri. In alto, con il corpo che si tende e si slancia. E in avanti, a fendere l'aria e a incontrare il futuro.


Se si fa un passo indietro, è meglio che sia subito seguito da un giro ampio che riporti il passato a una forza armoniosa.  


L'eleganza è nell'equilibrio di queste tre linee grazie alle quali ci si fa largo tra la massa ingobbita.







mercoledì 2 dicembre 2009

Sentii il tango per la prima volta nelle parole di un uomo incontrato per destino mai avverato. Mi parlò di Buenos Aires, della sua fuga e dell'estasi della musica, della timidezza. Ballava guardando, senza muovere un passo. E mi guardò con occhi di invito. Quando me ne andai sentii uno strappo, come se stessi voltando le spalle a una vita.



Quando ballai per la prima volta, mi sono sentita quell'uomo addosso, era in tutti gli uomini con i quali danzavo, cambiandoli dopo averne conosciuto l'indole, sciogliendo gli abbracci con un grazie smemorato.



Il corpo era libero, libero di intrecciarsi e di sbrogliarsi a piacimento. Ma la concentrazione sui passi era la stessa, a prescindere dal compagno di turno. Come scrivere a ogni passo parole. Scrissi a quell'uomo una frase, cercai di farlo in modo intenso, aspettando finché ogni parola non fosse necessaria e densa. Ti aspetterò senza aspettarti. Nove passi. Nove vite. Gome i gatti. E ad un tratto, con le scarpe rosse, saltai su un tetto.