venerdì 13 marzo 2009

L'amore è vero come l'arte antica.


E' una frase che mi è stata donata una sera. Ero a Trastevere, in una pizzeria al taglio. Le pizzerie al taglio sono luoghi che scandiscono il presente. Passaggi di vite, pezzetti caldi di tempo. Un vecchio pittore che abitava lì vicino, con una vita intera appesa al suo corpo musicale di sonaglini e con due occhiali per beffare una vista quasi del tutto scomparsa con il mezzo della ridondanza, come chi ama due persone perché non ha amore, mi ha disegnato quel che vedeva di me su un foglio di giornale, a mia insaputa. Poi mi ha restituito me stessa, ponendo sul foglio quella frase, scritta col gesto dei colori, densa vera e misteriosa come un verso. Penso spesso a cosa voglia dire. L'ho compresa dando il bacio della buonanotte al viso che amo, caldo di sonno e di speranza, prima di andare via col desiderio di restare.  Vorrei aver lasciato lì al caldo la fiducia nei sogni. Antichi come l'amore.

martedì 10 marzo 2009

Vorrei vedere qualcosa di talmente piccolo rotolare dalla bocca

Una parola, una parola insignificante

Uno sbaglio che sbaragli e cambi il corso e il tempo

Una parola sottile, un grido articolato di rabbia

Un attimo in cui tutto cambia, ma per davvero.

Un'affermazione di esistenza, persino una negazione.

Un vomito.

Un rigurgito, qualcosa di fastidioso. Un'insolenza.

Un desiderio.

Si va

E' quando si va via, con aria definitiva, che il dubbio assale.


Andrà bene, farò male?


Cos'è tutta questa bellezza che abbandono?


Magnifico tutto appare, rivelato nel suo ancoraggio interno


La noia del quotidiano si riscopre esaltante, come è esaltante qualsiasi addio


che ha il gusto del definitivo, potere ampio di cui non si dispone


Com'è prima di un viaggio, elettrico di domani


Scoprirsi a vivere un momento per l'ultima volta ha un colore di stupore


Si sa che è così che bisognerebbe vivere


Ma siamo mortali. Umani e dimentichi di andare incontro a una fine.


Se non fosse così, se non sapessimo dimenticare, stolti di infinito,


saremmo talmente felici da non riuscire a sopportare la finitezza della vita.


E così, voltando indietro lo sguardo di sfuggita, con quell'aria addosso si va.






domenica 8 marzo 2009

Un consiglio

autunno




E' il dipinto che in questo momento mi emoziona di più.




E' l'Autunno, immenso, di Cy Twombly.




Ora si trova alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.




Starci davanti è meraviglioso.




Qui le informazioni pratiche per chi voglia visitare una mostra di rara  sensuale e raffinata bellezza:




http://www.gnam.beniculturali.it/index.php?it/94/mostre/21/cy-twombly




 

sabato 7 marzo 2009

Dixieland londinese


Li ho ascoltati per strada a Londra. Riempivano la piazza di musica. Sono giovani, allegri e divertenti, come tutti i musicisti che suonano le note dei primi del Novecento, a prescindere dall'età anagrafica. Ho preso un loro disco. Hanno un sito internet nel quale si legge:



Lo sviluppo del jazz è una delle storie pù affascinanti e organiche nella musica. Dom James e i  suoi Dixie Ticklers vorrebbero raccontarvi il primo capitolo con un'esplosione atomica di Dixieland.


Unendo alcuni dei più luminosi giovani talenti del Regno Unito ai più vecchi brani dell'archivio di New Orleans, il loro scopo è di intrattenere con eleganza.


Kid Ory, Sidney Bechet, Louis Armstrong e Jelly Roll Morton avrebbero sicuramente approvato i loro arrangiamenti di "When the Saints go Marchin' in", "I wish I could Shimmie like my sister Kate" e "Wild Man Blues". Questi ragazzi sono così esplosivi che persino un entusiasta dello stile di New Orleans come Woody Allen ha una copia del loro disco.


Alcuni brani si possono ascoltare scaricandoli da qui: http://www.dixieticklers.co.uk/






Conforta sapere che un po' ovunque si vada la musica, la buona musica, venga resa vitale.






mercoledì 4 marzo 2009

Senza titolo

Londra, palazzi dalla facciata regale e complicata come privilegio di corona e retro piatto, polveroso e massiccio di tristezza celata.

Londra, col suo odore di moquette che arriva fino in strada.

Scritte dalla grafia a mano sull'asfalto, sulle insegne e le etichette dei vestiti. E' uno scontro di consonanti, lingue a separare i denti, lingue di tutte le inflessioni orientali. Morsi a torsoli di frutta già mangiata.

Londra, dal rosso sangue asciutto di vernice. Londra, un bacio sfiorato nella folla elettrica di un concerto. Gambe affaticate di cammino, voglia ed incertezza. Burka dagli occhi grandi come corpi.

Londra è un ragazzo dal viso che è tutto un entusiasmo, veloce e timido di dolcezza, saggio nei suoi millenni d'altre vite, ha perso o non conosce ancora l'arroganza. T'abbraccia lento e all'improvviso, come un amante, accende le luci degli occhi chiudendoli, offre labbra fresche in soccorso e s'intreccia in un istante alla linea della vita della mano. La percorro con lo sguardo e cerco inutilmente di scoprire a quale minutissima altezza.