venerdì 25 luglio 2008

sabato 19 luglio 2008

'Round Monk

Monk


"Un pianista non ha la possibilità di lasciar parlare il proprio corpo per esprimere il tempo. Non resta che guardare il suo piede, lui solo lascia scorrere questo fluido. Per quanto concerne le mani, con cinque centimetri quadrati di pelle eccita un mobile di cinquecento chilogrammi. Piuttosto impari.


E' là che interviene Monk. Perché a lui riesce questo prodigio al quale pochi pianisti potevano aspirare: quando suona, è tutto da solo una sezione ritmica. Inventa un metodo di suonare il pianoforte grazie al quale sentiamo, sotto le imprevedibili escursioni pianistiche, un tempo che canticchia ininterrottamente"


L. de Wilde, biografia "Thelonious Monk himself".


Monk mi si è materializzato sulla carta rossa come una statua, nell'imponenza del volto assorto. Si è piazzato di lato lasciando un ampio spazio vuoto. Vuoti sembrano i suoi silenzi, pieni in realtà di tempo. E' lì dentro che va cercato. E' come chi osserva, capisce tutto e non dice. Se non in lampi di frasi spiazzanti che non si dimenticano.


 

venerdì 18 luglio 2008

Come se avessi le ali

                                                  chet          


 E' il titolo della sua autobiografia (minimum fax). E' scritta in parole d'assolo.


Dritte, centrate e improvvisate all'interno di una memoria.


Non suonava e non scriveva per dimostrare.


Era una necessità che oltrepassava la vita. Ed era semplice, come le più schiette necessità.


Oltrepassava la vita sentendola e come se non gli importasse poi granché.


E le ali, Chet Baker, le aveva. Ma volavano in un altro mondo.


Arrivano in questo  mondo apparente per chi sa riconoscere la bellezza della verità.


Disegnare il suo volto è stata una rivelazione di luci e di linee infinite e minute, armonizzate in uno sguardo in ricerca e fisso nel punto in cui, trovandosi, si è perso. In volo.